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5^ SETTIMANA – «SVEGLIA, SVEGLIA, È ORA DI PARTIRE!» (pag. 64 - 67)

grida Filippo, con tè caldo e biscotti di farina di castagna – ottimi! – per tutti.

Mi alzo un po’ dolorante, il letto non era certo dei più comodi, ma una bella colazione mi fa sentire subito meglio.

«Filippo, ma cos’hai architettato?» chiedo. 

«Volevo rimediare al pasticcio che ho combinato. Così quando Rosetta mi ha detto che in linea d’aria non eravamo lontani mi ha fatto venire un’idea… venite a vedere e capirete subito».

Usciamo dalla palafitta e ci troviamo davanti una mongolfiera! 

Hai letto bene: una mongolfiera col suo braciere, il cestello con i pesi, le funi e lui: il pallone!

«Vi presento Luigi» dice Filippo, indicando il pilota della mongolfiera. «Stanotte mentre dormivate sono riuscito a entrare nel camper per recuperare i nostri zaini e contattare il mio amico per trasportarci in maniera alternativa al luogo che Rosetta ci indicherà». 

«Come potevo dire di no? Filippo e io siamo amici da una vita! Salite, coraggio!»

Dunque: sono una donna di mare, sulle barche ci vado spesso, ma in aria è un’altra cosa, su un pallone, poi! Luigi e Filippo accendono il fuoco nel braciere e piano piano il pallone si gonfia. Saliamo nel cestello, sganciamo i pesi e cominciamo a salire lentamente.

Il pallone è molto colorato, a spicchi gialli, verdi, azzurri, blu e rosa. 

«Bene Rosetta, dove vuoi che vi porti?» chiede Luigi con mappa e bussola alla mano. 

«Qui siamo in Valcamonica, dobbiamo andare precisamente a Capodiponte» risponde lei.

«Io so dove si trova!» esclama Anna «A marzo ci sono stata in gita scolastica per vedere le incisioni rupestri dei Camuni».

«Fantastico!» interviene Rosetta. «Allora mentre voliamo potrai raccontare tu ai nostri amici di cosa si tratta». 

«Volentieri. Gli uomini preistorici realizzavano graffiti sulla roccia o pitture rupestri per raffigurare scene di caccia o agricoltura.

I Camuni facevano incisioni rupestri, battendo un sasso sulla pietra» ci spiega Anna. 

«Bravissima» riprende Rosetta. «Forse ricorderai un’incisione particolare, una rosa con quattro petali, uguale a quella sulla pietra della piadina. Si tratta della rosa camuna, un simbolo ancora misterioso, che si trova proprio nelle incisioni rupestri della Valcamonica». 

Man mano che ci alziamo, il paesaggio diventa sempre più piccolo. Il cielo ha ancora i colori dell’alba. Non riesco a parlare dall’emozione, perché ho visto le montagne dall’alto, le cime degli alberi, l’azzurro del cielo. La paura è passata, lasciando posto solo alla meraviglia.

«Avete notato quelle montagne, una di fronte all’altra, con il fiume Oglio che scorre a fondo valle?» ci chiede Rosetta. 

Annuiamo col capo. 

«Bene: due volte all’anno, in autunno e in primavera, solo per pochi giorni, sulla montagna rotondeggiante, il Pizzo Badile, al sorgere del sole si proietta nel cielo una grande ombra violetta. Sulla montagna opposta, che si chiama Concarena, quando il sole tramonta, l’ultimo raggio penetra nella spaccatura della montagna, squarciando il buio come una lama di luce».

Ortensia prosegue:

«Per gli uomini del Neolitico, quelle due montagne erano sacre e le incisioni erano come richieste d’aiuto al dio sole e alla madre terra». 

Luigi interrompe questa suggestiva spiegazione:

«Signori, preparatevi alla discesa: siamo arrivati!».

Il nostro pilota col cannocchiale cerca un punto dove atterrare e con l’aria fredda fa scendere pian piano la mongolfiera. Ora la paura sta un po’ tornando… Come sarà l’atterraggio? Scendiamo, dondolando un po’, finché finalmente tocchiamo il suolo. 

Luigi ci aiuta a scendere dalla cesta, lo salutiamo e ringraziamo di cuore, mentre si prepara già a risalire tra le nuvole.

Buon viaggio, caro Luigi!

Entriamo nel parco archeologico e ci addentriamo tra alberi di castagno e pietre lisce, strane, che affiorano qua e là dal terreno, alcune veramente molto grandi! Non sono mai stata qui, ma questo luogo ha un’aria familiare, come se lo conoscessi da sempre.

Rosetta ci dice:

«Esploratori, da questo momento tenete gli occhi aperti, perché a un primo sguardo non vedrete altro che una pietra liscia, ma, se imparate a guardare, troverete cose e speriamo anche l’indizio che ci occorre!». 

Non me lo sono fatto dire due volte: mi sono chinata, spostata, e appena ho avuto la luce a favore ho iniziato a riconoscere qualcosa… Vedo omini, animali, un sole, case, labirinti. 

Sono al settimo cielo, quando vedo uno strano fiore a quattro petali, dev’essere quella, la rosa camuna, e ho un’illuminazione:

«Amici venite!».

Appena tutti sono arrivati, prendo la foto di Ginestra che ho portato con me e la mostro:

«Mi sembrava di avere già visto questo parco. Vedete? La mia pro-prozia è seduta proprio su questo masso e indica delle incisioni. Guardate lo sfondo, combacia tutto!».

Rosetta non sta più nella pelle:

«Bravissima, Fiorella, sei promossa archeologa! Posso guardare meglio la foto?».

«Certamente» le rispondo, passandole la cornice.

«Nel punto indicato sono raffigurati un contadino e un sole, ma c’è anche una fessura, che potrebbe essere un nascondiglio» indica Rosetta.

«Forse lì Ginestra ha trovato quell’oggetto che tiene nella mano destra. Potrebbe essere un cofanetto o uno specchietto. Non trovate altrimenti sia un oggetto inconsueto da portare in un posto come questo?» osserva Ortensia, mentre prende una lente d’ingrandimento dal suo zaino.

«C’è una scritta su quell’oggetto, sembrano geroglifici. Rosetta, col nome che porti non avrai problemi a decifrarli!»

«Cosa c’entra il tuo nome?» chiede Filippo e Rosetta gli sorride:

«Avete mai sentito parlare della stele di Rosetta? È un’antichissima pietra di basalto nero, ritrovata su una foce del Nilo presso la città di Rosetta, da cui prese il nome. Sulla pietra era incisa la stessa scritta sia in geroglifico che in greco, così, Champollion, un importante studioso, riuscì a decifrare la scrittura egizia. Insomma è stata un po’ come i nostri indizi: una chiave per risolvere un mistero! I miei genitori hanno sempre amato questa storia, ecco perché mi hanno chiamato così! Ortensia, hai il codice con te?»

«Naturalmente, fa parte del mio caro vecchio kit da archeologa, insieme alla lente e allo spolverino».

«Perfetto, allora è il momento di metterci all’opera!» esclama Rosetta soddisfatta. «C’è bisogno di te! Consulta il codice di Ortensia e aiuta la compagnia a tradurre la misteriosa iscrizione».

«Ma che significa? Speravo che svelasse la prossima tappa del viaggio» dice dubbioso Filippo.

«Ragioniamo… un contadino, un sole, un misterioso oggetto egizio. C’è solo un posto dove possiamo saperne di più!» esclama Ortensia raggiante.

«Volete dire che si va in Egitto?!» esclama Anna già pronta a partire.

«Per ora non così lontano» le risponde Rosetta. «Si va al Museo egizio di Torino!»

5^ SETTIMANA – «SVEGLIA, SVEGLIA, È ORA DI PARTIRE!» (pag. 64 - 67)
Capitolo 6 - Indice

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